Il turismo, ovviamente, si interruppe del tutto. Strutture alberghiere come il Grand Hotel di San Pellegrino, già provate dalla crisi economica e dai cambiamenti sociali degli anni Trenta, entrarono in uno stato di abbandono o furono nuovamente riconvertite, talvolta per usi militari, altre volte come rifugi o sedi logistiche temporanee. In molti casi, mancarono i fondi per la manutenzione, e gli edifici iniziarono a deteriorarsi visibilmente.


Dal Dopoguerra alla fine della ricostruzione
Dopo il 1945, l’Italia visse una fase di intensa trasformazione. Il paese usciva dalla guerra sconfitto, con un’economia a pezzi e profonde divisioni interne, culminate nella guerra civile tra fascisti e partigiani. L’armistizio del 1943, l’occupazione tedesca e la successiva liberazione da parte degli Alleati avevano lasciato il paese frammentato. Nel 1946 l’Italia divenne una Repubblica e avviò un processo di ricostruzione materiale, economica e istituzionale, volto a ristabilire stabilità e coesione sociale.
In questo scenario, il settore turistico rimase in secondo piano. In particolare, il turismo di lusso, legato al mondo aristocratico e borghese del periodo prebellico, appariva ormai fuori luogo in un contesto di miseria diffusa. Le grandi strutture alberghiere, come il Grand Hotel di San Pellegrino, simbolo di un’epoca fastosa e mondana, non rientravano tra le priorità del momento. Molte di queste rimasero chiuse o operarono a capacità ridotta, in assenza di risorse per la manutenzione e di una domanda stabile. Solo pochi investimenti vennero destinati alla conservazione o al riutilizzo di questi edifici, spesso visti come vestigia di un passato distante e difficile da conciliare con le esigenze della nuova Italia democratica e popolare.
